Ascesa e declino di Nikola, l’azienda del futuro

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Ascesa e declino di Nikola, l’azienda del futuro

Nikola è un’azienda di camion elettrici. “La nostra visione è quella di essere il leader del settore dei trasporti a emissioni zero”, affermano. È diventata pubblica lo scorso anno facendo un gran baccano.

Ha ottenuto da subito grande attenzione e successo sfiorando anche i 30 miliardi di capitalizzazione (superiore a Ford). Poi, a settembre, una società di vendite allo scoperto (il famoso short selling) chiamata Hindenburg Research ha pubblicato un rapporto definendo Nikola una “frode intricata” e sostenendo che molte delle affermazioni del fondatore Trevor Milton sulla sua tecnologia erano bugie. 

Il titolo è sceso – la sua capitalizzazione di mercato ora è di circa 7,5 miliardi di dollari – e Milton si è dimesso dalla sua carica di presidente esecutivo.

Pare che abbiano mentito su TUTTO.

Il fondatore di Nikola ha mentito sul fatto che Nikola avesse prodotto un camion a emissioni zero? Sì, dicono gli stessi avvocati di Nikola nel rapporto annuale di Nikola alla US Securities and Exchange Commission. 

Ha mentito sul fatto che il camion funzionasse? Sì. 

Ha mentito quando ha detto che tutti i componenti principali del camion erano prodotti internamente? Sì. 

Ha mentito quando ha detto che i camion stavano uscendo dalla catena di montaggio? Ovviamente. 

Nikola ha prodotto un video per far sembrare che il camion potesse essere guidato, quando in realtà si muoveva solo perché stava rotolando giù da una collina? Sì, anche questa è una cosa reale che questa azienda ha fatto davvero. (Fa sorridere vero, l’assurdità della cosa? Bene, pensa a chi ci ha investito…)

Il punto è che le startup spesso fanno così. Le startup esistono esclusivamente per il racconto che fanno di sé per raccogliere capitali.

Niente racconto? Niente capitali. Semplice.

Non c’è nulla di sbagliato in questo. Ciò che ha rende gli Stati Uniti così ricchi e potenti è proprio la capacità di generare idee, aziende e business dal nulla investendo tonnellate di dollari anche e soprattutto a fondo perduto.

Il problema è quando non si riconosce il confine tra racconto e business.

Noi affrontiamo i mercati per fare soldi e per fare ciò è richiesta una sana dose di razionalità.

Salire sul carro del trend, della novità e della moda del momento è statisticamente perdente. Si chiama FOMO ed è un comportamento umano ma non c’entra nulla con il profitto vero.

Quindi ogni volta che leggiamo di una startup super innovativa, del trend che rivoluzionerà il mondo o di qualsiasi altra moda che fa rumore, prima chiediamoci se è un racconto o se è un business vero.

Se è un business vero potremmo anche considerare di salire sul carro (tappandoci il naso magari), consci e consapevoli del rischio.

Io queste le chiamo “scommesse” e l’intera categoria non può occupare più del 10% del portafoglio.

Sono aziende nuove, spesso non sono né profittevoli né sane, sono molto rischiose ma con un potenziale futuro intrigante.

Prese con le pinze vanno bene.

Attenzione però alle Nikola di turno. Si confondono bene con le altre e rischiano di sferrare un duro colpo ai nostri rendimenti.

Mai confondere racconto con business.

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